Durante il panel “Innovation and visionary start-up founders: the importance of intellectual property”, tenutosi nei nostri studi in occasione del World Intellectual Property Day 2012, è stato sollevato, in modo inaspettato, un interrogativo che ruota intorno alla concreta difficoltà d’investimento nel nostro Paese. Ci è stato chiesto, in altri termini, il motivo per il quale chi potrebbe investire in Italia decide di non farlo. Pur non essendo questa la sede adatta (dovremmo, infatti, limitarci a trattare questioni prettamente giuridiche), vale la pena di soffermarsi sulle ragioni di questa limitatissima propensione all’investimento nel nostro Paese, rendendo accessibili le osservazioni emerse durante il panel anche ai non partecipanti allo stesso.

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Il D.L. 201/2011 ha introdotto, con l’art. 36, il divieto di assunzione o di esercizio di cariche tra imprese o gruppi di imprese in concorrenza nei mercati del credito, assicurativo e finanziario (si tratta del c.d. divieto di interlocking).

La norma è estremamente complessa sotto il profilo applicativo (si vedano i numerosi dubbi interpretativi avanzati da parte di noti studi legali).

Si è reso necessario, quindi, l’intervento della Banca d’Italia, CONSOB e ISVAP, le quali hanno pubblicato tutta una serie di criteri guida nella valutazione della sussistenza di cariche incrociate in violazione della legge.

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La commissione “Imposte dirette e reddito d’impresa” del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti contabili, ha pubblicato una guida operativa con la quale vengono commentate le disposizioni contenute nei comma 10 – 12bis dell’art. 110 TUIR, i quali trattano della deducibilità delle spese e delle componenti negative derivanti da operazioni intercorse con imprese residenti o localizzate in Stati o territori extra-comunitari con regime fiscale privilegiato, nonché dalle prestazioni di servizi rese dai professionisti ivi domiciliati.

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Emanata il 19 marzo dalla Guardia di Finanza la Circolare 83607 in tema di “Attività della guardia di finanza a tutela del mercato dei capitali, Volume I, Prevenzione e contrasto del riciclaggio, del finanziamento del terrorismo e dei traffici transfrontalieri di valuta“.

Il testo della circolare può essere consultato qui.

Gli Hybrid Mismatch Arrangements sono un insieme variegato di strutture ibride utilizzate per sfruttare differenze di trattamento fiscale, di strumenti finanziari o forme societarie, al fine di ottenere vantaggi fiscali indebiti (generazione indebita di credito d’imposta per imposte corrisposte all’estero; deduzione dei costi in uno Stato a fronte della non tassazione in altro; doppia deduzione dei costi negli Stati coinvolti).

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“Ai fini del riconoscimento del brevetto per invenzione, è necessario che, sotto il profilo sostanziale, l’invenzione si fondi sulla soluzione di un problema tecnico non ancora risolto e sia idonea ad avere concrete realizzazioni nel campo industriale, tali da apportare un progresso rispetto alla tecnica ed alle cognizioni preesistenti (novità estrinseca) e da esprimere un’attività creativa dell’inventore, che non sia semplice esecuzione di idee già note e rientranti nella normale applicazione dei principi conosciuti (novità intrinseca). A fronte della contestazione del brevetto concesso, l’indagine sui requisiti di brevettabilità va condotta con riferimento alla descrizione ed ai disegni depositati a corredo della domanda: la mancanza o l’insufficienza della descrizione non può essere colmata ex post, dalla parte o dal consulente tecnico, a seguito della contestazione sulla validità del brevetto.”

Il 26 aprile 2012 sarà celebrata la XII Giornata Mondiale della Proprietà Intellettuale, organizzata dalla World Intellectual Property Organization (WIPO).

Senza Proprietà Intellettuale non avremmo innovazione.

L’innovazione è il contributo di isolati visionari e persone incomprese, è il sorpasso dell’ingegno sul genio. Dietro ogni grande innovazione, sia essa artistica, sia essa tecnica, si nasconde una storia fatta di curiosità personale, di intuizione, di determinazione. Una storia che ha cambiato in meglio la vita umana ed il modo di pensare delle persone.

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L’insostenibile burocrazia italiana sommata ad uno standardizzato utilizzo del nostro diritto societario (che, al contrario, in mani esperte si presterebbe ad una straordinaria flessibilità) spinge da alcuni anni molti start-up founders italiani ad investigare sulla possibilità di concretizzare intuizioni imprenditoriali concepite in Italia direttamente negli USA. Avere una buona idea, un eccellente business plan e prodigarsi nella ricerca di investitori è certamente necessario. Di estrema importanza, però, rimane la scelta della tipologia societaria.

Cogliamo, allora, l’occasione per delineare in modo chiaro e conciso (non è questa la sede per una esposizione analitica e dettagliata) l’articolazione del panorama societario USA, analizzando sommariamente le tipologie societarie maggiormente consone alle esigenze di una start-up: Limited Liability CompanyC-Corporation; S–Corporation. E’ da premettere che la disciplina societaria americana è smisurata ed è opportuno farsi guidare nella scelta da professionisti esperti in grado di amalgamare le esigenze di founders ed investors.

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“La previsione della solidarietà dell’acquirente (art. 2560, comma II, c.c.) dell’azienda nella obbligazione relativa al pagamento dei debiti dell’azienda ceduta è posta a tutela dei creditori, e non dell’alienante e pertanto essa non determina alcun trasferimento della posizione debitoria sostanziale, nel senso che il debitore effettivo rimane sempre colui cui è imputabile il fatto costitutivo del debito, e cioè il cedente, nei cui confronti può rivalersi in via di regresso l’acquirente che abbia pagato, quale coobbligato in solido, un debito pregresso dell’azienda, mentre il cedente che abbia pagato il debito non può rivalersi nei confronti dell’eventuale coobbligato in solido.”

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“Il comma III dell’art. 2476, nel riconoscere a ciascun socio il diritto di chiedere che sia adottato, in caso di gravi irregolarità, il provvedimento cautelare di revoca degli amministratori non può ritenersi sostitutivo della potestà di revoca della collettività dei soci. Deve escludersi, infatti, che il silenzio del legislatore possa interpretarsi come assoluta irrevocabilità volontaria degli amministratori. Il potere dei soci in assemblea di revocare gli amministratori deriva dalle norme sul mandato a cui il rapporto di amministrazione può essere ricondotto.
La tempestiva spedizione dell’avviso di convocazione stabilisce una presunzione iuris et de iure di conoscenza da parte del socio degli argomenti che saranno discussi dall’assemblea.
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